Una nota
di P. Tommaso Alvarez, ocd
Santa Teresa non ha formulato un rigoroso metodo di orazione. Le sue
consegne, per chi incomincia questo cammino dell’orazione si riducono ad
alcuni presupposti
e ad un “modo” di coltivare l’orazione. I presupposti si riferiscono
alla vita; è tutta la vita, infatti, che deve diventare preghiera.
Il primo presupposto è di indole generale: mira a un bersaglio elevato,
alla Chiesa, come ideale di servizio e come ragione di vita. La Santa
conosce per esperienza quale spinta un simile ideale riesca a dare alla
vita.
Ha fondato i suoi Carmeli per la Chiesa e in essi ha riscontrato che una
creatura umana è capace di trovare in sé, con la grazia di Dio, risorse
di generosità impensate, se si trova impegnata in imprese superiori.
Altrimenti si appiattisce. Vivere per la Chiesa, poi, significa evitare
una falsa impostazione in chi si propone di darsi alla preghiera, come
se esistessero Dio e lui solo.
L’altro presupposto è la pratica delle virtù:
amore fraterno, distacco,
umiltà, obbedienza. Ed è logico: l’amicizia di Dio (questo è l’orazione)
coinvolge tutta la vita, quindi esclude ogni dissonanza ‘tra il tempo di preghiera e il resto della vita.
Alla base di tutto, poi, sta la “determinata determinazione”.
Con questo termine Teresa indica un atteggiamento radicale della
persona, sommamente volitivo e autenticato dalla vita concreta. Tale
atteggiamento consiste nell’orientarsi decisamente al rapporto con Dio e
a non più rinunciare a questa amicizia con Lui.
“Determinarsi” non significa darsi ad alcune virtù, ma alla Persona di
Lui, con tutte le conseguenze che questo comporta. La pratica della
virtù è piuttosto la conseguenza dell’essersi dati a Cristo: ne deriva
in certo senso, con più facilità, ma anche con esigenze più grandi.
Infatti in questo modo tutta la vita è coinvolta e deve mutare “Avvenga
quel che vuole avvenire, accada quel che vuole accadere, si fatichi
quanto si deve faticare, mormori chi vuol mormorare...” (Cammino XXIII,
2).
Un’ultima consegna, che può sembrare banale, ma che oggi è quanto mai
necessaria, è l’amicizia
con persone che praticano orazione:
fare
gruppo. “Gran male è un’anima sola tra tanti pericoli. Perciò io
consiglierei a coloro che pregano, specialmente al principio, che
procurino di fare amicizia con persone che trattino della stessa cosa.
E’
necessario che quelli che servono Dio si sostengano vi-cendevolmente per
andare avanti” (Vita VII, 22).
Oggi è l’isolamento che ci fa crollare. Se sapessimo far gruppo,
accettando i sacrifici che questo comporta, la nostra stessa compattezza
sarebbe una forza. “Il fratello aiutato dal fratello è come una città
fortificata”.