SETTEMBRE
Santa Teresa Margherita Redi Beata Maria di Gesù Lopez De Riva
Sant'Alberto Patriarca di Gerusalemme
1 Settembre: Santa Teresa Margherita Redi
12 Settembre: Beata Maria di Gesù Lopez De Riva
Nacque il 18 agosto 1560 a Tartanedo, diocesi di Siguenza, da Antonio Lopez de Rivas ed Elvira Martinez Rubio. Fu battezzata la settimana seguente. Rimase orfana di padre nella prima metà del 1564. Nella divisione legale dei beni, spettarono a lei, bimba di soli quattro anni e figlia unica, la casa principale della famiglia a Tartanedo, ingenti lasciti di mobili e di argenteria, numerosi beni immobiliari e copiosi armenti, specialmente ovini. A Molina de Aragon, dopo che la mamma, giovane vedova di diciannove anni, passò a seconde nozze, Maria si stabilì dai nonni paterni, sotto la tutela degli zii. Tra i dodici e quattordici anni sostenne la grande lotta interna ed esterna della vocazione religiosa.
Sicura finalmente della chiamata divina, spezzò ogni
legame di sangue ed interessi e dai primi di agosto del 1577, abbandonando
terre, parenti e ricchezze, si avviò alla lontana Toledo per essere accolta nel
Carmelo che S. Teresa stessa vi aveva fondato nove anni prima. E' nota la famosa
presentazione con cui la Santa (senza personalmente conoscerla) la raccomandò
alla Comunità: «Mando loro una postulante con una dote di cinquemila ducati; ma
io per averla ne darei volentieri cinquantamila. Non la considerino una
qualunque perché diventerà un prodigio».
Maria Lopez de Rivas vestì l'abito carmelitano a Toledo il 12 agosto 1577 ed
assunse il nome di Maria di Gesù. La comunità toledana era perplessa se
accettarla o no a causa della sua precaria salute.
La risposta della Santa d'Avila (giugno - luglio
1578) alle monache di Toledo fu laconica e severa: «La facciano professare,
anche se dovesse stare a letto tutti i giorni della sua vita. Questa è la
volontà di Dio. Quando passerà da quelle parti la condurrà seco ad Avila.
Fortunato il convento che possiede Maria di Gesù!». Emise la professione nella
Città Imperiale l' 8 settembre 1578, svolgendo i primi uffici monastici di
sagrestana, infermiera e rotara.
Santa Teresa di Gesù la guidò nella sua vita interiore, la propose quale
modello e prodigio di santità ad illustri persone, le diede ad esaminare il suo
capolavoro di spiritualità, «Le Mansioni» e la tramandò alla posterità con
l'affettuoso epiteto di suo «Letradillo», il suo piccolo Dottore. Nei Processi
per la Causa della Santa, Maria di Gesù depose in varie occasioni fornendo
interessanti notizie, e quando scattò l'ora della sua canonizzazione, nel 1622,
la festeggiò con sommo entusiasmo e massima solennità.
Con San Giovanni della Croce fece conoscenza per la prima volta, a Toledo, il
mattino del 17 agosto 1578, quando, il Santo, fuggito quella stessa notte dal
carcere dei Calzati, si rifugiò nel monastero delle Carmelitane e nel recinto
della clausura raccontò le peripezie della sua prigionia e della sua evasione e
recitò i versi che aveva composti in carcere. Maria di Gesù, ancora novizia, era
tra le ascoltatrici e più tardi ricorderà l'accaduto in due relazioni autografe
giunte sino a noi sulla prigionia del Santo.
Negli anni successivi lo consultò spesso per il suo spirito, e il Dottore
mistico l'approvò ritenendola privilegiata ed altamente favorita da Dio.
Il P. Gerolamo Gracian della Madre di Dio, primo Provinciale del Carmelo
riformato, la confessò nei primi anni della sua vita religiosa e lasciò
consegnati nelle sue due opere autobiografiche Dialogos sobre la muerte de la
Madre Teresa de Jesus e Peregrinacion de Anastasio alcuni giudizi assai
lusinghieri sulla nostra Beata.
Nel periodo dal 1582 al 1591, esonerata da particolari uffici di attività
esterna, mezzi di cui si erano valsi i Superiori nell'intento di porre il freno
alla sua vita interiore e dai suoi fervori iniziali, la Beata Maria poté
dedicarsi all'esercizio di un'intensissima orazione, atmosfera eccellente per
sviluppare in lei l'ardente anelito di patire per Cristo che da tempo la
divorava. In risposta a questa sua generosità, il Signore le concesse la grazia
singolarissima della stigmatizzazione mistica alle mani, ai piedi ed al costato
facendole anche provare nel capo il dolore della corona di spine.
Nominata maestra delle novizie a 24 anni, lo sarà per ben oltre otto volte nell'arco della sua vita. Partecipò alla fondazione e all'avviamento di un nuovo monastero a Cuerva nel 1585. Come sottopriora, pose ogni cura nel dirigere con puntualità, esattezza e fervore gli esercizi della comunità, specie la recita dell'ufficio divino e lo svolgimento degli altri riti e delle cerimonie.
Nel luglio 1600, quando mancava ancora un anno alla scadenza regolare del suo secondo priorato, il P. Alonso di Gesù Maria, delegato del Provinciale, il P. Francesco dell'Ascensione, fece la visita canonica. Il Visitatore dette imprudentemente ascolto alle accuse gravi ed ingiustificate di una monaca, una certa Caterina dell'Ascensione, la quale nutriva un'invidia profonda ed una grande antipatia per la Beata e, trascurando di dare il dovuto peso alle dichiarazioni della maggioranza della comunità che proclamava la totale innocenza di Maria di Gesù, non esitò a deporla dalla carica di priora, disonorandola di fronte al capitolo conventuale; per sostituirla, fece venire come vicaria e riformatrice la M. Anna degli Angeli del Carmelo di Cuerva. La Beata, senza il minimo risentimento, anzi con letizia e gioia, le consegnò le chiavi il 25 luglio 1600.
Quest'umiliazione durò vent'anni, durante i quali i
superiori non permisero che la Madre Maria fosse rieletta priora, mentre la
persecuzione spietata ed invidiosa di Suor Caterina non aveva tregua. A tali
prove esterne si unirono lunghe afflizioni di spirito e gravi malattie che la
immersero in una prolungata ed oscura notte interiore; era il modo con cui il
Signore andava disponendola all'unione trasformante del matrimonio mistico.
La grande prova della Beata si protrasse fino al 1620, ossia fino ad un anno
dopo la morte della sua accusatrice, Caterina dell'Ascensione, alla quale con le
sue preghiere ottenne un sereno trapasso e la liberazione delle pene del
purgatorio. Alle tenebre ed angosce spirituali susseguirono anche grandissimi
favori del Signore (1620 - 1624) con l'esperienza di una pace ampia e profonda.
Il lungo periodo di umiliazione fu chiuso dal
superiore stesso che vent'anni prima l'aveva deposta e che adesso,
pubblicamente, al cospetto della comunità, le restituiva la reputazione
chiedendole perdono del suo imprudente comportamento. Le monache poterono cosi
rieleggerla priora all'unanimità il 25 giugno 1624; al termine del triennio, pur
esonerandola da ogni responsabilità di governo per riguardo all'età ed alle sue
malattie, la vollero ancora clavaria o consigliera e maestra delle novizie,
incombenza questa che esercitò fino alla morte.
L'ultimo scorcio della sua vita, prolungatosi tra dolori ed infermità continue,
assunse un significato profondo dalle parole che il Signore le rivolse
nell'Epifania del 1629:
«Maria, tu mi chiedi di essere liberata dalla prigionia del corpo; sappi che non
è ancor tempo, perché se finora hai vissuto per te, adesso devi vivere per
altri; per il tuo riposo un'eternità ti attende». La Beata davvero non visse più
per sé in quegli anni, ma solo per il bene della comunità, la gloria di Dio e la
conversione dei peccatori.
Eletta per la quarta volta consigliera della comunità ed assolvendo nella misura delle sue forze l'ufficio di maestra delle novizie, continuò ad essere per le consorelle modello di assiduità e di fervore di vita monastica. Fino al momento della morte seguì con il massimo interesse i lavori di costruzione della nuova chiesa del convento, ansiosa d'innalzare a Dio un tempio decoroso, cercando anche, nonostante gli acciacchi dell'età, di valersi delle sue numerose amicizie onde ottenere elemosine e materiale.
Per la conversione dei peccatori, specie di alcun più notevoli e che si trovavano in maggior pericolo di perdersi per sempre, si offrì, anima e corpo, vittima al Signore, ad imitazione di Cristo. E, ad imitazione di Cristo, volle pure morire per obbedienza: «Madre - disse alla priora sul letto d'agonia - vuol darmi licenza di morire?».
Dopo aver ricevuto con somma devozione il Viatico e l'Unzione degli infermi, questa vergine prudentissima rimise a Dio il proprio spirito verso le 10 del mattino del 13 settembre 1640, a ottant'anni di età e sessantatrè di vita religiosa.
Fu beatificata da Paolo VI il 14 novembre 1976.
17 Settembre: Sant'Alberto Patriarca di Gerusalemme
Alberto Avogadro o dei conti di Sabbioneta, di origine francese, nacque a Castrum Gualtierii (odierno Castel Gualtieri), in Emilia (Italia), verso il 1150. Entrò tra i Canonici Regolari di S. Croce di Mortara (Pavia), e vi divenne priore nel 1180. Nel 1184 fu vescovo di Bobbio e nel 1185 di Vercelli. Eminente per la sua vita, per il suo sapere e per la sua reputazione, Alberto governò la diocesi di Vercelli per 20 anni. Fu mediatore di pace (tra Milano e Pavia, 1194; tra Parma e Piacenza, 1199). Per la sua mediazione tra il Papa Clemente III e Federico Barbarossa fu nominato Principe dell’Impero. Nel 1194 dettò gli Statuti dei Canonici di Biella. Nel 1205 Papa Innocenzo III lo nominò Patriarca latino di Gerusalemme, con l’ufficio di Legato papale per la Terrasanta. Sbarcò a San Giovanni d'Acri nel 1206, vale a dire l'anno della morte di San Bertoldo, e si legò in stretta amicizia con San Brocardo.
Appena quest'ultimo ebbe preso le redini del governo dell'Ordine carmelitano, s'indirizzò al santo Patriarca per ottenerne la soluzione di molti dubbi e difficoltà che si proponevano dai suoi religiosi sulla maniera in cui doveva intendersi la vita comune nel Carmelo.
Gli asiatici avevano le loro antiche tradizioni dalle quali non volevano discostarsi; gli europei, d'altro lato, trovavano questo genere di vita tutto differente da quello che avevano veduto praticare nei monasteri del loro paese, e ben presto la pace del santo Monte avrebbe potuto essere posta in pericolo.
Sant'Alberto vi provvide componendo, di concerto con San Brocardo, una Regola piena di saggezza, ammirabile transazione tra l'Oriente e l'Occidente, che riunì a poco a poco tutti gli spiriti, e non ha cessato di produrre, d'allora in poi, frutti divini di santità in un numero quasi infinito di cuori generosi. Successive approvazioni di questa norma da parte di vari Papi aiutarono il processo di trasformazione del gruppo verso un Ordine Religioso, cosa che avvenne, nel 1247, con la approvazione definitiva, da parte di Papa Innocenzo IV , di tale testo come Regola. L'Ordine del Carmelo fu così inserito nella corrente degli Ordini Mendicanti. Sant'Alberto morì, durante la processione dell'Esaltazione della santa Croce, il 14 settembre del 1214, pugnalato, ad Acri, dal Maestro o Priore dell’Ospedale di S. Spirito, da lui rimproverato e mandato via dal suo ufficio, per cattiva condotta. E’ venerato a Vercelli e dai canonici regolari l’8 aprile (forse il giorno in cui diede la Regola agli eremiti), dai Carmelitani e dal Patriarcato latino di Gerusalemme il 16, 17, 25 e 26 settembre.